Oro, oro, oro: non ci sono formule magiche!

La quadricromia ci consente di stampare un numero considerevole di sfumature di colore.

Si ha la sensazione di poter stampare qualsiasi tonalità ma sappiamo che non è così.
Arancioni brillanti, verdi molto accesi, rossi intensi non si possono raggiungere con la forza dei soli quattro colori.

Michel Pastoureau, definito la massima autorità al mondo a proposito dei colori e dei loro significati simbolici (Il Sole 24 ore) al riguardo è categorico: “Fotografare l’oro, che è contemporaneamente materia, luce e colore vuol dire sempre tradirlo, l’oro è infotografabile”.

L’affermazione sembrerebbe smentita dalla semplice fotografia di un orologio: sin tanto che l’oggetto è all’interno di una fotografia le luci e i riflessi riescono a trarre in inganno il nostro sistema occhio-cervello che legge i contrasti e riconosce l’oro.
O forse è la nostra esperienza visiva che lo ricostruisce da qualche parte nella nostra testa.

Insomma se la fotografia è ben fatta, da un abile fotografo che sa gestire le luci e i riflessi, il prezioso metallo sarà ben rappresentato e noi osservatori lo riconosciamo come tale, per motivi tecnici e culturali.

Il problema nasce quando portiamo l’oro al di fuori della fotografia e pretendiamo di isolarlo.
Isoliamo i valori e li trasformiamo in una “tinta piatta” come si dice in gergo, cioè una campitura, un fondo uniforme, ecco che i quattro poveri colori mostrano tutti i loro limiti, l’oro diventa un giallino più o meno scuro, e nemmeno la formula magica C9 M22 Y65 K3, tramandata nel mondo della stampa, può fare molto.

Tanto che la campionatura dell’oro isolata potrebbe, ad esempio, coincidere con la campionatura dei capelli biondi di una modella (con un po’ di pazienza avrei anche potuto trovare un punto tra i capelli perfettamente uguale a un punto dell’orologio)

Non ci sono dubbi, come sempre in fotografia, sono luci, ombre e contrasti a fare una buona immagine, di conseguenza anche la quadricromia può dare il meglio per consentire una buona riproduzione.