A volte i graphic designer hanno il timore di urtare la nostra sensibilità chiedendo di intervenire con modifiche minime, sfumature, inezie … 

Al contrario ci fa molto piacere ricevere questi input perchè sono quelli che fanno la differenza e danno valore al nostro lavoro. 

Se non ci fosse questa attenzione quasi ossessiva ai dettagli, la qualità finale dei prodotti stampati non sarebbe così perfetta e mancherebbe qualcosa, un qualcosa che se non c’è non si vede, ma quando c’è fa una grande differenza.

Le unità di misura sono diverse, ogni graphic designer ha le sue, un “filo” non è mica uguale per tutti! Il “filino”, per il mio caro amico Valter, era proprio un “filino” e io sapevo quanto fosse.

Non dobbiamo scandalizzarci: ma come con tutti gli strumenti che esistono oggi per misurare il colore andiamo a spanne? Anzi a centesimo di spanna.

Gli studi di alcuni teorici come Joseph Albert, ce lo dimostrano: il colore si può misurare ma messo in relazione con altri colori gioca (a volte) brutti scherzi. 

Per cui una prova colore è in grado di darci una buona approssimazione di ciò che avverrà in fase di stampa e quindi l’occhio umano ha l’ultima parola. 

Il problema che ognuno di noi ha il suo occhio … ma questa è un’altra storia.