Mani a terra, sedere in alto.

Così l’uomo più veloce del mondo si mise in posizione di sparo.
Un particolare: indossava scarpe rosse con tacchi a spillo.
Impossibile non ricordare Carl Lewis, il figlio del vento, in quella scandalosa campagna pubblicitaria.

Scandalosa e indimenticabile, una definitiva frattura con un passato rassicurante.
Per quasi un secolo, infatti, il battistrada è stato l’elemento grafico utilizzato per la carta stampata.
Un elemento di grande impatto declinato in infinite varianti.

In tanti, forse tutti, si sono misurati con l’impronta del pneumatico a cominciare dai più grandi: Bob Noorda, Armando Testa, Bruno Munari.
Una forma di comunicazione che ha fatto scuola e tema attualissimo, di gran moda, per mostre e libri.

Per pochi altri prodotti sì è così tanto investito in pubblicità.
In un mondo ancora dominato dal bianco e nero le pagine pubblicitarie erano spesso a colori sfruttando le possibilità che la quadricromia, abbinata alla stampa offset, cominciava a offrire.

Difficile dire meglio di Gillo Dorfles quanto l’estetica del battistrada fosse determinate:
“Potremmo perciò concludere affermando che nel caso dei disegni per battistrada, l’estro creativo del disegnatore ha la sua importanza, mentre se è indispensabile il suo adeguarsi alle esigenze sempre nuove della richiesta tecnico scientifica, non si può nemmeno escludere che esista una pregnanza estetica del disegno stesso.

Talvolta un prodotto, che pur possiede tutte le migliori caratteristiche tecniche, viene rifiutato proprio per delle ragioni esclusivamente formali che non incontrano la particolare esigenza estetica del pubblico stesso”.