In Italia dal 1962 una legge proibisce la propaganda pubblicitaria dei prodotti da tabacco e, ammettiamolo, è stata ben applicata.

All’estero invece (Germania, Francia, Belgio, Svizzera) le multinazionali del tabacco per decenni hanno dato un contributo vitale al mondo della grafica e della stampa.

Riviste di ogni tipo e agenzie di pubblicità hanno prosperato grazie al sostegno finanziario di queste aziende, a prescindere da qualsiasi altra considerazione.

E che dire dell’iconografia? Ha influenzato così tanto la grafica che ha finito per invadere persino il territorio dell’arte, in particolare la pop art degli anni ’60 e ’70.

Tanto per capire da che parte stavano i dané: fino agli anni ’80, intere riviste illustrate erano quasi completamente in bianco e nero, tranne naturalmente, le pubblicità di tabacco, carburanti e pochi altri.
Moda e affini erano ancora troppo poveri.

A sbloccare questa situazione è stata la rivoluzione tecnologica digitale che ha abbassato drasticamente i costi di fotolito (la separazione in quadricromia) rendendo accessibile la stampa di riviste interamente a colori.