(…) spiega bene il concetto Carlo Cavicchio di CDcromo, storica azienda italiana di grafica d’eccellenza: “L’Ai sicuramente è generativa ma decisamente non creativa. Quanto ‘generato’ è magari accattivante, e forse anche un po’ ruffiano – continua – visto che l’algoritmo, che divora i nostri dati, probabilmente produce un qualcosa che è già in linea col nostro gusto, ma l’output è piatto, pecca di vera originalità. Ovvero di creatività, di quell’elemento geniale, distintivo, di ingegno, artigianalità, visione che è indissolubilmente legato al fattoreUmano”.

“E’ indubbio che l’AI sia entrata pesantemente nelle dinamiche di produzione della industry creativa e andando avanti lo sarà sempre di più – afferma Cesare Casiraghi, noto pubblicitario italiano – Certo è uno strumento straordinario per cercare nuovi stimoli e spunti, ma gli manca una capacità fondamentale, quella di mettere a segno il ‘goal’ decisivo. In fin dei conti se il fisico, premioNobel, Giorgio Parisi è riuscito a convincere l’AI che la moltiplicazione 4×5 dia come risultato 25 allora dobbiamo proprio augurarci che l’intelligenza artificiale non sostituisca mai i creativi umani.”

di Davide Ciliberti

I pubblicitari usano l’Intelligenza artificiale, ma ne bocciano la creatività

 

No, non è una buona idea usare l’Intelligenza Artificiale nella pubblicità: l’AI è potente ma non creativa

da “IA: le sfide per una tecnologia più inclusiva”  – pagg. 42-50
rivista: “touchpoint – creativity e business” febbraio 2025

cover Fotolito CDcromo touchpoint