Cosa cambia con l’introduzione della quadricromia nella stampa offset?

La stampa offset nasce come evoluzione “industrializzata” della litografia; nel 1904 il litografo statunitense Rubel mise a punto la tecnica dell’impressione indiretta: le immagini vengono riportate da un cilindro avvolto da una lastra di metallo ad un cilindro di gomma, che a sua volta riporta le immagini sulla carta. Il processo si ripete incessantemente.

Solo a partire dalla fine degli anni cinquanta inizia a diffondersi la stampa a colori in quadricromia. Da allora molte cose sono cambiate ma la vera rivoluzione, che ha consentito il pieno utilizzo di questa procedura di stampa, è data nella fase di fotolito, intesa come selezione del colore.

Nonostante la possibilità di selezionare colori e stampare in quadricromia, sino a metà degli anni ottanta, anche le riviste più autorevoli e diffuse, optano per produrre contenuti in bianco e nero. Ciò è dovuto a tempi e a costi troppo elevati, tanto che molte pubblicità venivano pubblicate in bianco e nero.

Le copertine invece erano sempre a colori, così come alcuni reportage in particolare quelli che raccontano l’arte o viaggi esotici, si veda ad esempio l’immagine qui sotto della rivista EPOCA.

Ma in quello stesso numero di EPOCA almeno i due terzi delle pagine sono monocromatiche.

 

Uno dei casi che più mi sta a cuore è Autosprint, magazine amato da tanti appassionati, vi fu un periodo in cui le gesta dei piloti Ferrari più famosi portarono le vendite a 300.000 copie alla settimana. Un vero successo per il tipo di testata, ma numeri elevati anche in termini assoluti.

A fronte di una copertina sempre a colori l’interno era per lo più in bianco e nero, il motivo? Sempre quello: il tempo necessario per sviluppare delle fotografie analogiche e poi selezionare i colori in fotolito, senza avere uno scanner!

L’appuntamento con Autosprint era il martedì mattina alle ore 8.00 nelle edicole delle grandi città, la stampa veniva fatta a Bologna. Considerato che il Gran Premio si correva la domenica pomeriggio sarebbe stato impossibile produrre un resoconto della gara a colori con la tecnologia a disposizione. Già era molto riuscire ad ottenere una copertina a colori!
Il martedì successivo, passata una settimana, si dava il resoconto dello stesso gran premio con favolose fotografie coloratissime a piana pagina, considerando che la stampa era economica, si può dire che la qualità fosse ottima.

Ugualmente Quattroruote uno dei mensili più diffusi nelle famiglie italiane durante gli anni settanta (arrivando a tirature di ben 900.000 copie) aveva lo stesso schema: una copertina a colori molto curata e al suo interno solo alcuni servizi più importanti (le mitiche prove su strada) erano a colori, mentre almeno la metà della rivista era in bianco e nero, pubblicità comprese. Solo dal 1985 il mensile diventa interamente a colori.

Infatti, dalla metà degli anni ottanta attraverso uno scanner collegato ad un pc, diventa possibile selezionare le immagini (ancora analogiche) velocemente e i costi sono inferiori. Il bianco e nero scompare e dagli anni novanta tutti i magazine e i libri si riempiono di colore, la qualità migliora e i prezzi sono contenuti.
Purtroppo però una qualità molto superiore a quella dei decenni precedenti non riesce a frenare la grande caduta delle tirature che ha molte cause, non solo il web come banalmente si è portati a pensare.

Oggi la stampa in quadricromia è la tecnica più diffusa, e paradosso, il bianco e nero diventa una nota particolare, utilizzata solo per libri e testate di prestigio ma rende molto difficoltosa la stampa commerciale se vengono alternate sezioni in bianco e nero con sezioni a colori. La tecnologia attuale “costringe” a utilizzare sempre la quadricromia anche per le immagini monocromatiche e il miglior bianco e nero si ricava con una studiata (e delicata) miscela di giallo, magenta, ciano e nero.

 

Testo di Carlo Cavicchio – 2021