L’ADI Museum è luogo di sorprese e piacevoli coincidenze.

Lì ho incontrato, esposto come una preziosa opera d’arte, il catalogo “Storie di case” al quale sono particolarmente affezionato,
Lì ho visitato la mostra “Imago”, dove ho potuto vedere tutti insieme i preziosi volumi e va detto che anche la permanente riserva ogni volta belle sorprese perché in costante evoluzione.

Ma che don Marco Melzi, il sacerdote con il quale io dodicenne servivo messa da bravo chierichetto, fosse intimo amico di Gio Ponti proprio non lo sapevo.

Con vero stupore l’ho scoperto pochi giorni fa nelle sale del museo, in occasione della mostra per i cento anni della scuola Beato Angelico.
Una scuola d’arte in cui don Marco per 58 anni non solo ha insegnato, fatto il preside all’occorrenza, ma con intensità ha svolto il ruolo di padre spirituale e professionale.
Un faro, per tanti giovani interessati a pittura, scultura, architettura, alto artigianato e design.

Nelle foto scattate al museo sono rappresentati i biglietti d’auguri che Gio Ponti inviava a Don Marco in occasione di compleanni e ricorrenze. Piccoli fogli disegnati a mano, semplici e preziosi.

Gio Ponti è una figura mitica, avessi ancora una cameretta ci appenderei il poster del suo ritratto in cima al pirellone e il fatto che Don Marco intrattenesse un rapporto di stretta amicizia con il grande architetto non può lasciarmi indifferente.

Del sacerdote non posso dimenticare una straordinaria capacità di comprensione per chi aveva di fronte, la sua schiettezza e la sua sincera anti-retorica.

Ero bambino, appassionato folle di corse automobilistiche e ricordo una sua predica (solo questa ad esse sincero), mi disse ascolta bene oggi è per te.
Da visionario qual era, amante dell’arte e della tecnologia, dopo l’ennesima morte di un pilota, sosteneva che le auto dovessero pilotarle dai box come fossero radiocomandate, beh quarant’anni dopo ci siamo vicini vicini.

E come non ricordare la Madonna di ghiaccio scolpita nel campo di pallacanestro del liceo durante la grande nevicata del 1985.
Ah se ne avessi fatto una foto!

Per anni poi, pur non frequentando più l’altare (e nemmeno la chiesa a dire il vero …) i rapporti sono rimasti stretti e cordiali anche perché in azienda ci occupavamo del giornalino della scuola fornendo scansioni e prove di stampa, sponsor tecnico ovviamente.

Chissà se è solo una coincidenza: una nuova viuzza realizzata alla fine degli anni 90 confinante proprio con la scuola Beato Angelico è stata intitolata a Gio Ponti. (Si don Marco, sulla targa che indica la via hanno messo l’accento)

Carlo Cavicchio