Non era mica semplice produrre una prova di stampa a colori (affidabile) sino a una quindicina di anni fa.
Ci volevano competenze diverse, un vero mix di digitale, chimica e manualità.

Immaginatevi l’organizzazione necessaria per fare questo lavoro: un esperto operatore che si destreggiava con le immagini al computer (e no, non è una scoperta di ieri, risale agli anni ’80), un tecnico che manteneva in perfetto ordine le sviluppatrici e altre macchine elettromeccaniche per produrre le pellicole (quattro per ogni pagina da stampare), un operatore vestito da laboratorio chimico per “posare” la lastra finale (come nella foto).
E infine, il grande artista dietro il torchio da stampa, lo stampatore.

Ciano, magenta, giallo e nero, ovviamente a ogni colore corrisponde una lastra.

Di tutto questo processo rimangono sostanzialmente invariati l’inizio e la fine:
l’acquisizione digitale delle immagini e la produzione di una lastra finale pronta a essere inserita nella macchina da stampa per la produzione.

Oggi per le prove colore si utilizzano altri sistemi di simulazione decisamente più economici che solo di recente hanno (quasi?) raggiunto un livello paragonabile alle storiche “prove torchio”.