“Già adesso ho dei problemi con mio figlio.
Quando gli dico che la mia prima macchina è stata una 600 blu carta da zucchero, mi domanda: cos’è la carta da zucchero? Allora gli devo spiegare che era un quadrato di carta robusta in cui i droghieri pesavano lo zucchero, poi pigliavano i lembi di questo quadrato e cominciavano abilmente ad accartocciarli in velocissime orecchiette. E di che blu era questa carta? Del blu della mia 600.
Amen

Quando sarò nonno e racconterò a mio nipote che avevo una Giulietta verde petrolio, probabilmente mi chiederà: cos’è il petrolio? E siccome ho l’abitudine di tagliare corto, gli spiegherò che era una cosa molto in voga prima di sparire e che aveva più o meno le stesse funzioni dell’antracite, tornata di moda. Così gli parlerò della mia Giulia antracite e lui capirà al volo di che colore era.

Ci sono nomi di colori che non significano più niente ci sono definizioni ormai patetiche: verde penicillina, blu mare, rosso sangue di bue, grigio fumo di Londra. Ogni parola, aggiunta al colore, ti aiutava a immaginarlo: i capelli di una donna erano corvini, il mare di smeraldo e il cielo di cobalto.
Oggi no. Oggi i colori devono affascinare anche con i nomi.
Ho sotto gli occhi una scrivania piena di mazzette, simili a quei blocchetti di celluloide che i tappezzieri ti sventagliano sotto il naso come prestigiatori di carte, per farti scegliere il genere della poltrona coordinato con grigio azzurro della moquette. Sono le gamme di colori di tutte le macchine in circolazione.
Per giorni il postino mi ha recapitato bustoni della Fiat, dell’Alfa Romeo, della Volkswagen, della Renault della General Motors, della Mercedes, della Ford eccetera.

[…]
Faccio ruotare le mazzette che gli uffici stampa delle varie case mi hanno spedito e mi accorgo che sorrido o mi aggrotto o sussulto: blu Lord (bravi: riposante e gratificante), marrone Parioli (cos’è un eufemismo extraparlamentare per non dire merda?), Rosso Siracusa (ma se io la ricordo tutta bianca sarà un semaforo?)
Sul retro della mazzetta, oltre i nomi suggestivi, c’è anche il numero. A impararli tutti basterebbe dire: ho un’Alfetta verde 24 e una Dyane gialla 18 e sprigionerebbero lampi di colore.”
[…]

Tratto da: “Luca Goldoni – Lei m’insegna – 1983”

Quarant’anni fa Luca Goldoni descriveva con il suo impareggiabile stile la situazione in campo automobilistico.
Oggi avremmo fatto riferimento alla mazzetta #pantone che negli anni, da strumento per designer e architetti, si è trasformata in oggetto di culto, vero e unico punto di riferimento per nominare i colori.